“…a volte succede qualcosa di dolce e fatale come svegliarsi e trovare la neve” diceva QUALCUNO…
Non è stato esattamente così venerdì mattina; alzarsi, veder dei finissimi fiocchi che il meteo aveva preannunciato, raggiungere la scuola, l’ufficio e guardare fuori dalla finestra, ogni tanto, per capire se e quando sarà il momento di correre a casa … è stato questo. Guardare fino a quasi le 13 i sottilissimi fiocchi quasi ridicoli che cadevano a terra come palline di polistirolo svolazzanti. Mai vista una cosa del genere.
Poi in mezz’ora. Fiocchi enormi. La strada grigià si imbianca.
Correre a casa a 25 Km/h, ritirare Francy da nonna tornato da scuola giusto in tempo per non rimanerci fino a tarda serata, spiegargli che non è che sto scherzando se la velocità della macchina non puo’ superare i 19 orari. Finalmente in casa. Naso appiccicato al vetro, e sopra la condensa dell’alito scorgere il bianco che sale e il grigio, il verde, il marrone che scompare. Nevica.
Pure il rientro a casa a piedi da lavoro di mio marito ha un chè di poetico (se evitiamo di ascoltare le sue parole loop … “la mia povera auto parcheggiata sotto gli alberi”).
Essere tutti e tre. In casa. Al sicuro. Questo è poetico … fare a pallate, rincorrere Oreste, cercare Oreste che è scappato dal cancello, portare Oreste in casa, asciugarlo, Asciugare Fra, cambiargli i calzini, cambiarsi i calzini, asciugare in terra, guardare fuori da sopra la condensa dell’alito sotto al naso spiaccicato sul vetro. Continua a Nevicare.
Accendere il fuoco, coprirsi col plaid, alzarsi, guardare fuori da sopra la condensa dell’alito sotto al naso spiaccicato sul vetro. Continua a Nevicare.
Cenare assieme, coi piedini caldi, col poco che c’è in casa (e chi l’ha fatta la spesa?!), guardare il TG locale e capire che la poesia della tua giornata poetica… non è proprio poetica nel tratto Firenze/Arezzo dell’A1, neanche per Laura che ancora è a Figline e sono le 20, neanche per mamma che dopo il frontale dell’altra sera neanche puo’ uscire a godersela la neve che le fa male tutto, neanche per Lore, che le caten si son rotte sulla Santa Lucia …. guardare fuori da sopra la condensa dell’alito sotto al naso spiaccicato sul vetro. Continua a Nevicare.
Togliere i 12 albumi dal freezer che sembravano aspettare proprio questo “poetico” bianco venerdi 17…
Domattina ci vuole una cosa poetica. Come svegliarsi e trovare la neve.
Poetica come un’Angel food cake, col calore del caffè, e il gusto del cioccolato.
per la ricetta vi rimando qui . Per la mia cioccomoka angel food cake ho aggiunto soltanto 2 tazzine di caffè unite al primo quantitativo di zucchero (uniti insieme e aggiunti a filo agli albumi continuando a montare con la frusta elettrica) e ho ricoperto con una “glassa” di cioccolato fatta con 200 g cioccolato al latte sciolto con mezza tazzina di caffè mezza di latte e una puntina di burro di cacao micronizzato …
chiedo scusa per la ricetta già vista qui (o quasi) … ma è la poesia e lo stupore che mi dà ogni volta questa torta…
… Come svegliarsi e trovare la neve.
Che bello questo post, Kia!
Sorprendente come la neve, e come la morbidezza di questa torta.
Sei poetica!!
Ecco di chi erano i nasini attaccati al vetro dati per dispersi la notte di venerdì 17…la prossima volta che nevicherà dalle tue parti cercherò di essere nei paraggi (con un gatto delle nevi!) per assaggiare una bella, buona, calda e rigenerante fetta di Angel =)))
Un abbraccio
questa è poesia pura! sei riuscita a far dventare poetica anche una giornata che per molti sarebbe stata solo un’inc…..tura globale!!
mitica!! e ora scappo a leggere la ricetta di là!!
un bacio!
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