Che settembre sarebbe senza il “Panello”? …. ops… ho detto panello, volevo dire Schiacciata!!!

La realtà è che io li confondo;  in casa mia il “panello” di mamma, a settembre è il must… una roba che, giuro, chi l’ha assaggiato dice non ci siamo uguali;
comunque … è vero, ho detto “panello”, in realtà quello che io conosco come panello con l’uva non è proprio il “panello” bensì la “schiacciata”! C’ho messo un sacco per memorizzare quale fosse l’uno quale l’altro, per poi giungere alla conclusione che ancora io la schiacciata di mamma la chiamo panello … e che nessuno me ne voglia… ho messo le mani avanti!!!
(la differenza tra panello e schiacciata pero’ ve la spiego che io me la scordo ma la so! 😀 …. allora dicesi pannello quella ciaccina un po’ piu’ spessa con l’uva sopra; dicesi schiacciata quella fatta di uno strato di pasta, tanta uva in mezzo e poi di nuovo pasta e poi di nuovo uva sopra…. e mo ve la spiego!)

… Apparte come lo chiamo e come dovrei chiamarlo… Settembre da queste parti non è settembre se non ci si sporca le mani viola per mangiare questa goduria almeno una volta… ritovare l’uva, quella da vino, sopra a questa schiacciata deliziosa è un appuntamento al quale proprio non si puo’ mancare… sarebbe fare un torto ad ogni sorta di tradizione fiorentina, valdarnese e chiantigiana…  precedenza al nostro santo vino per carità! Precendenza pure al nostro vino santo… sia mai!!! … Ma voglio dire… “qualche” grappolino dovrà pure avanzare!?!!

Dire “qualche” in realtà è un’eufemismo; per quanto mi riguarda un buon panello degno di nota deve essere strapieno, stracolmo di uva matura e deve fare quel “sughino” che tanto impiastriccia quanto delizia il palato… (quindi, tanto per capirsi, non basta che ne rubiate un grappolo dalla vigna! :D) … Se penso al panello infatti, penso a quello di mamma, a quello che chi lo conosce lo sa quanto sia buono… e io, che già l’anno passato ho provato ad imitarlo (con una media riuscita e il proposito di riprovarci il settembre successivo),  l’ho voluto provare di nuovo….. sperimentando pero’ questa volta l’utilizzo della pasta madre!
Ho atteso la prima giornata settembrina e ci son voluti 17 giorni per trovarla sul serio, con l’aria in attesa di pioggia e sanza quell’afa da solleone… finalemente un settembre vero,  è il momento di farlo!!

Premetto: l’uva non l’ho rubata … e anche volendo le vigne son tutte già vuote! L’uva me l’ha data Mario… !!!

SCHIACCIATA CON L’UVA

300 g. di lievito madre
200 ml di acqua tipida
400 g. di farina
un cucchiaio di burro ammorbidito
un cucchiaio di olio
qualche gheriglio di noce
semi di anice
zucchero
olio evo
rosmarino
(di questi ultimi ingredienti le dosi sono un po’ approssimative, cerchero’ di spiegarvele nel modo migliore)

Sciogliere il livito in 200 ml di acqua tiepida; Aggiungere un cucchiaio d’olio, un cucchiaio di zucchero e dei semi di anice a piacimento; unire poi la farina e impastare per qualche minuto, unirvi poi il burro ammorbidito e lavorare ancora bene in modo da far incorporare bene il tutto e ottenere un impasto liscio ed elastico. Formare una palla, mettere in una ciotola, incidere a croce e mettere a lievitare per circa 2 ore coperta con un canovaccio al riparo da correnti.

Dopo un paio d’ore riprendere la palla, rilavorare nuovamente senza aggiungere niente, infarinando eventualmente mani e piano di lavoro all’occorrenda. ricreare una palla, incidere di nuovo, riporre nell’insalatiera e lasciar li di nuovo per altre due ore circa.

Questa operazione deve essere ripetuta ancora una volta (e se riuscite a farla anche altre due il risultato sarà ancor migliore).

Quando il vostro impasto avrà attraversato tutte queste fasi di lievitazione allora sarà pronto per diventare schiacchiata.

Lavare accuratamente l’uva, nel frattempo mettete in un pentolino dell’olio extravergine di oliva e un rametto di rosmarino e fate scaldare bene (ma attenzione, non far bollire!)

A questo punto stendete metà della pasta in una teglia ricoperta di carta da forno: deve essere abbastanza sottile…. 5/7 mm. (per intendersi non deve essere un pizzone); ungete la base con l’olio e rosmarino e riempietila totalmente di uva. Gli acini devono essere “vicini vicini”, deve rimanere libero dall’uva solo il profilo della base, mettere qualche gheriglio di noce e coprite con qualche bella cucchiaiata di zucchero (circa 3 cucchiai);

Stendete a questo punto la parte di pasta rimasta e copritevi lo strato di uva. sigillati bene i bordi poi con un pennello ungete abbondantemente tutta la uperficie del “panello”; coprire nuovamente tutta la superficie con gli acini di uva, aggiugete nuovamente le noci, e nuovamente lo zucchero (nelle stesse quantità).

Infornare in forno caldo a 180° per circa 40 minuti.

Un’accortezza da tenere è quella di tener d’occhio la fuoriuscita del “sughino” … ne uscirà un bel po’ se sarete stati generosi di uva e di zucchero, e sarà buona cosa volta volta, raccoglierne con un cucchiaio dai lati della teglia e rimetterla sopra al “panello” ……

date retta a me… se vi capita qualche bel grappolone…. fatelo…. mmmm e se voi leccherete  le dita nel senso vero del termine, allora vi sarà riuscito!!!

buona settimana di settembre!!!

p.s. l’uva fragola è la valida alternativa all’uva da vino!!!

Rispondi a aquila Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>